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Epigenetica Evolutiva

Il DNA Quantico

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Negli ultimi post ho parlato della coerenza in fisica, dell’importanza dell’acqua nei viventi, lasciandovi – spero – intuire che al di là delle strutture biologiche e di quello che finora è stato spiegato del funzionamento umano c’è molto di più.

Il punto di partenza è che ciò che noi possiamo osservare, la materia, è meno dell’1% di ciò che in realtà compone l’osservato.

Cosa accade, dunque, quando cerchiamo di comprendere strutture complesse come proteine e DNA alla luce di queste informazioni?

Innanzitutto comprendiamo che anche proteine e DNA hanno un’oscillazione propria e che ogni loro componente costitutivo è in fase con il campo elettromagnetico che hanno generato.

Come ho già accennato QUI l’epigenetica è lo strumento che controlla nella cellula la struttura tridimensionale del DNA, mediandone l’accessibilità o l’inaccessibilità alle informazioni contenute.

Il DNA ha una struttura che, se completamente svolta, raggiunge una lunghezza di circa 2 metri. Affinché possa essere contenuta nel nucleo di una cellula, esso va necessariamente compattato più e più volte.

Esistono delle proteine che si occupano di questo e diversi livelli di compattamento, che lo rendono più o meno accessibile.

L'Epigenetica regola l'accessibilità del DNA, così come il musicista muove le mani per creare i suoni armoniosi con la fisarmonica. - Il DNA Quantico - Epigenetica Evolutiva
Photo Credits: The New York Public Library via Unsplash

C’è un altro aspetto da tenere in considerazione: ad uno specifico livello di compattamento, cioè nella conformazione a 30 nm, il DNA e le proteine ad esso associate (insieme costituiscono la cromatina) hanno una struttura a solenoide.

Un solenoide è un elemento di forma cilindrica formata da spire circolari molto vicine tra loro e realizzate con un unico filo di materiale conduttore.

Grazie alle proteine istoniche, il DNA si torce fino ad assumere questa conformazione. Il passaggio di corrente elettrica nella molecola di DNA è un fatto dimostrato, e il passaggio di corrente elettrica in un solenoide è in grado di generare un campo elettromagnetico.

Il dottor Edward Elson, ricercatore dell’università del Maryland, ha studiato il campo elettromagnetico del DNA, ipotizzando che il flusso di cariche elettriche che lo attraversano possa generare la forza necessaria per regolare processi biologici fondamentali[1].

Grazie alle proteine istoniche, il DNA si torce fino ad assumere la conformazione a solenoide. Il passaggio di corrente elettrica nella molecola di DNA è un fatto dimostrato, e il passaggio di corrente elettrica in un solenoide è in grado di generare un campo elettromagnetico. - Il DNA Quantico - Epigenetica Evolutiva
Linee di flusso del campo elettromagnetico generato dal solenoide. Photo Credits: Idee Green.

Si può presumere che il campo elettromagnetico del DNA cambi in base alla struttura tridimensionale che di momento in momento assume la cromatina. Questa struttura dipende da quali zone sono trascrizionalmente attive o silenti, quindi risente costantemente di tutte le regolazioni epigenetiche in atto.

Questo meccanismo è facilmente bidirezionale pertanto, come l’epigenetica può alterare il campo elettromagnetico del DNA, così campi elettromagnetici esterni che lo perturbano potrebbero influenzare l’accesso dei fattori regolatori al DNA con un effetto epigenetico.

E’ interessante quindi osservare come questo continuo e incessante cambio di vibrazione possa anche risultare in una modalità alternativa di trasmissione e memorizzazione delle memorie epigenetiche tramite il meccanismo della risonanza.

Supponiamo di avere una cromatina costituita da un DNA privo delle porzioni di junkDNA la cui funzione ancora non è stata spiegata. È possibile che essa risulti probabilmente troppo piccola, o troppo poco strutturata per poter veicolare le informazioni del campo magnetico, o per avere una struttura tridimensionale adatta allo scopo.

Quindi potrebbe essere questa una delle funzioni del junkDNA!

Così come l’epigenetica può alterare il campo elettromagnetico del DNA, allo stesso modo campi elettromagnetici esterni che lo perturbano potrebbero influenzare l’accesso dei fattori regolatori al DNA con un effetto epigenetico. - Il DNA Quantico - Epigenetica Evolutiva
Photo Credits: TDNews.

Non solo, come Lavalle sostiene: “Possiamo ormai affermare con certezza che le frequenze e i campi elettromagnetici governano il DNA, l’RNA e la sintesi delle proteine, alterano la forma e la funzione delle proteine, governano la regolazione dei geni, la divisione e la differenziazione cellulare, la secrezione ormonale e anche la crescita e il funzionamento del sistema nervoso. Le cellule presenti nel nostro organismo sono in costante e continua comunicazione tra loro attraverso scambi di messaggi elettromagnetici con precisi effetti biologici e possono emettere e ricevere, tramite il DNA che funziona come un’antenna ricevente-trasmittente, segnali frequenziali”[2].

Questi meccanismi di trasmissione energetica sono cento volte più efficienti nella trasmissione d’informazioni ambientali rispetto ai segnali fisici come ormoni, neurotrasmettitori e le altre molecole delle emozioni. 

È possibile che queste ultime siano il risultato della segnalazione energetica, che rende possibile la memoria dell’evento vissuto.

I meccanismi di trasmissione energetica sono cento volte più efficienti nella trasmissione d’informazioni ambientali rispetto ai segnali fisici come ormoni, neurotrasmettitori e le altre molecole delle emozioni. - Il DNA Quantico - Epigenetica Evolutiva
Photo Credits: Centri MIR.

Il campo elettromagnetico del DNA si comporta a tutti gli effetti come un campo quantico, mostrando caratteristiche tipiche di questa categoria.

Ciò significa che le sue informazioni possono essere trasmesse contemporaneamente a grande distanza senza che sia avvenuto alcuno scambio di materia.

Questo fenomeno in fisica quantistica è chiamato entanglement, ed è stato introdotto nel 1935 da Erwin Schrödinger per descrivere il fenomeno che avviene tra due particelle che prima interagiscono tra loro e poi si separano.

Quando si sollecita una delle due in modo da modificarne lo stato, istantaneamente si manifesta sulla seconda un’analoga sollecitazione a qualunque distanza essa si trovi dalla prima.

Le particelle sono dunque in grado di comunicare tra loro istantaneamente trasmettendo ed elaborando informazioni.

Il celebre fisico David Bohm ipotizzò che questo non fosse dovuto a una propagazione del segnale ad una velocità maggiore di quella della luce, ma che questo fenomeno non fosse assolutamente riconducibile ad una misurazione spazio-temporale.

Da questa ipotesi ne discendeva un’altra, cioè che la realtà oggettiva non esistesse, e che l’universo fosse in realtà un gigantesco e dettagliatissimo ologramma.

Il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla loro distanza è proprio questo: la loro separazione è un’illusione legata al fatto che lo spazio e il tempo sono percezioni legate all’osservatore, ed esse in realtà non si sono mai divise, ma sono parte di uno stesso organismo fondamentale.

Ogni particella dell’universo è entangled a tutte le altre, come fossero parte di un tutto.

Citando Bohm: “Tutto compenetra tutto. Ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale, e tutta la natura non è altro che un’immensa rete ininterrotta”.

“Tutto compenetra tutto. Ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale, e tutta la natura non è altro che un’immensa rete ininterrotta”. - Il DNA Quantico - Epigenetica Evolutiva
Photo Credits: Mark Garlick/Science Photo Library via Getty Images

I primi studi su entanglement e DNA sono stati quelli dello scienziato russo Vladimir Poponin e del suo team.

Creando il vuoto in una provetta hanno fatto sì che vi rimanessero solamente fotoni. La posizione di questi è stata misurata, rilevando che la loro distribuzione fosse casuale. Inserendo DNA nella provetta ed effettuando una nuova misurazione hanno osservato che i fotoni erano allineati in modo ordinato con il DNA. Il DNA fisico aveva un effetto misurabile sui fotoni, non fisici. Rimuovendo il DNA dal contenitore ed effettuando una nuova misurazione, hanno scoperto che i fotoni rimanevano ordinati e allineati dove era stato inserito il DNA, e che questo stato si manteneva anche dopo parecchi mesi dall’esperimento.

Il DNA produce quindi uno specifico modello vibratorio di cui rimane traccia, e questo è in accordo con la teoria dei campi morfogenetici (vedi box sotto).

Cosa sono i Campi Morfogenetici?

Secondo questa teoria, ogni essere vivente lascia una traccia invisibile della propria esistenza.

Il campo morfogenetico è un campo che struttura e organizza lo sviluppo dei sistemi biologici.

Questi campi d’informazione sembrano contenere una memoria intrinseca, evolvono e sono influenzati da ciò che accade. 

Essi risulterebbero da una forma di risonanza che collega tra loro organismi simili al di là dello spazio e del tempo. Tanto più forte è la somiglianza, tanto maggiore è la risonanza tra essi.

La natura sembrerebbe avere diversi livelli di organizzazione contenenti campi morfici che organizzano sistemi che si auto-organizzano.

Esistono campi dentro e fuori un individuo, che ne strutturano e ne mantengono la forma.

I campi morfici sono campi di probabilità, non si possono dividere ed sono sempre completi perché hanno l’intrinseca capacità di rigenerarsi.

I campi morfogenetici non contengono solo la memoria di ciò che riguarda il singolo individuo, ma esistono anche quelli di gruppi sociali, e probabilmente anche dell’intera specie.

Questa risonanza collettiva che riguarda fenomeni mentali e comportamentali potrebbe corrispondere all’inconscio collettivo di Carl Gustav Jung (definizione estrapolata da “Biologia Quantica” di Simona Grossi).

Il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier e il suo team di fisici, con una serie di esperimenti ha dimostrato che il DNA può emettere onde elettromagnetiche a bassa frequenza che possono dare l’impronta del DNA alla struttura delle molecole di acqua distillata contenuta in una provetta separata.

L’acqua si comporta come un nastro magnetizzato, conserva le informazioni ricevute e memorizza le caratteristiche della sequenza del DNA.

La comunicazione del DNA non ha limiti, dunque, e potrebbe spiegare come mai formiche e api sappiano sempre cosa fare anche se la loro regina è a distanza, mentre, se essa muore, loro perdano l’orientamento e muoiano anch’esse.

L’iper-comunicazione del DNA costituisce un’interfaccia con una rete aperta, una rete di coscienza o di vita.

Come Internet, il DNA può immettere e richiamare dati dalla rete, entrare in contatto con altri utenti e scambiare informazioni con essi.

Attraverso l’iper-comunicabilità del DNA tutte le specie viventi sono collegate tra loro e trasmettono informazioni genetiche senza alcuno scambio di materia.

Forse è qui la chiave dell’evoluzione, che non si può più riferire ad una lotta per la sopravvivenza, ma ad una sostanziale mutua capillare collaborazione.

I fenomeni di iper-comunicazione tra esseri umani, come telepatia, o channelling, possono dunque trovare qui la loro spiegazione.

Forse è qui la chiave dell’evoluzione, che non si può più riferire ad una lotta per la sopravvivenza, ma ad una sostanziale mutua capillare collaborazione. - Il DNA Quantico - Epigenetica Evolutiva
Photo Credits: Ponte di api, HoneyBerry Ltd via Twitter.

Lo scienziato Fritz Albert Popp ha ipotizzato che le cellule comunichino tra loro attraverso segnali elettromagnetici che ha definito biofotoni che nascono all’interno del nucleo.

Un biofotone è un quanto di energia (fotone) emesso da materiale organico (cellule, DNA, sangue, proteine, ecc.).

Attraverso questa teoria ha dimostrato che il DNA funziona come trasmettitore e ricevitore avente una densità d’informazioni pari a 1021 bit/cm3, e va a confermare le ipotesi sull’iper-comunicazione del DNA.

In un esperimento su colture cellulari hanno osservato che l’informazione virale si è trasmessa da una coltura all’altra sulle frequenze della luce ultravioletta.

Questo studio avvalora l’ipotesi che l’evento biologico primario alla base della vita e le alterazioni che portano alla malattia siano entrambi eventi fisici di natura informazionale e quindi elettromagnetica.

Quanto affermato da Montagnier viene qui confermato.

È dunque possibile identificare in questo modo una cellula sana da una malata sulla base della frequenza del suo campo elettromagnetico e dei biofotoni che emette.

Alterarne il campo influenzandolo dall’esterno (o dall’interno con convinzioni, preghiere, intenzioni) permette di spostare la coerenza del campo della cellula verso uno stato di salute o malattia.

I ricercatori dell’HeartMath Institute hanno studiato il ruolo dell’intenzione sulla conformazione dell’elica del DNA [3], sui campi di bio-coerenza del DNA, sugli effetti dell’intenzione sulle proprietà elettriche del DNA.

Ecco le loro conclusioni:

  • la coscienza può esercitare un effetto sul codice genetico, 
  • il campo magnetico generato dal DNA è di forma toroidale (come quello cardiaco)
  • il DNA sembra funzionare come antenna per energie elettromagnetiche.

Le emozioni, l’intenzione e il comportamento modellano dunque sia il campo elettromagnetico del DNA che la sua modulazione epigenetica.

… Non è questo un ottimo motivo per lavorare su di noi?

Fonti:

[1] Elson E., “Developmental control in animals and a biological role for DNA charge transfer”, Prog Biophys Mol Biol, 95(1-3), 1-15(2007).

Elson E., “I. The little explored efficacy of magnetic fields in cancer treatment and postulation of the mechanism of action”, Electromagn Biol Med, 28 (3), 275-82 (2009), Review

Elson E., “II. Model building: an electrical theory of control of growth and development in animals, prompted by studies of exogenous magnetic field effects (paper I) and evidence of DNA current conduction, in vitro”, Electromagn Biol Med, 28 (3), 283-309 (2009)

[2] Mauro Lavalle “Fisica Quantistica, Fisica della Vita”.

[3] R. McCraty et al., “Modulation of DNA conformation by heart-focused intention”, HeartMath Research Center Publication, Institute of HeartMath, 2003.

 

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