Negli ultimi anni molti studi hanno cercato di comprendere e approfondire se la meditazione avesse un impatto sul codice epigenetico.
Inizio con questo articolo una panoramica di alcuni studi per provare a rispondere a queste domande:
Quali sono i benefici della pratica meditativa?
Hanno un effetto sul nostro codice Epigenetico?
Qualche settimana fa, mentre scorrevo la bacheca Facebook, per una interessante sincronicità ho trovato il post di una cara amica che condivideva un video di Medicina 33.
Si trattava di un servizio fatto in occasione dell’evento “La Mente Meditante”, durato una settimana, a cui Daniel Lumera, i ricercatori del CNR di Parma e centinaia di praticanti hanno partecipato.
Troverai il video a questo link, e ti suggerisco di guardarlo prima di continuare la lettura!
Questo breve servizio è in effetti capitato a fagiolo, visto che volevo proprio scrivere di Epigenetica e Meditazione!
Preparando questo articolo ho dato un’occhiata a quante pubblicazioni scientifiche si possono trovare su PubMed sulla meditazione.
Il risultato è straordinario!
Ad oggi ci sono 8939 pubblicazioni in cui viene nominata la parola Meditazione, mentre solo 41 che riguardano Meditazione ed Epigenetica.
I vari studi hanno preso in esame diverse pratiche meditative, da quelle più statiche (per esempio Mindfulness, Pranayama, Meditazione Trascendentale e Vipassana) a quelle più dinamiche (Yoga, Qi Gong, Tai Chi, ecc).
I benefici della pratica meditativa (sia quella più statica che quella più dinamica) sono stati largamente attestati, e dipendono dalla frequenza e dalla costanza con cui si eseguono queste pratiche.
Tra gli effetti benefici possiamo citare: una riduzione dei livelli di stress, dell’infiammazione, di stati depressivi e di ansia, un miglioramento della risposta immunitaria e di alcune patologie croniche, ma anche un aumento di materia grigia nelle aree del sistema nervoso centrale collegate all’apprendimento, alla memoria, ai processi autoreferenziali e anche alla regolazione delle emozioni.
Non solo, come anche accade con le pratiche di coerenza cardiaca (vedi qui), praticando con costanza la meditazione si è anche più lucidi, più presenti e si può godere di quel meraviglioso stato di “silenzio interiore” che ha grandissimi benefici a livello psicologico.
In pratica è un toccasana per l’intero sistema, dal punto di vista di corpo, mente e anima.
Essendo immersi in un ambiente esterno che tende ad aumentare e cronicizzare gli effetti dello stress, la pratica meditativa costante, permettendo di ridurre significativamente i suoi effetti, contrastando anche la sua tossicità cellulare, ci può sostenere e aiutare in modo sostanziale.
Essendo immersi in un ambiente esterno che tende ad aumentare e cronicizzare gli effetti dello stress, la pratica meditativa costante, permettendo di ridurre significativamente i suoi effetti, contrastando anche la sua tossicità cellulare, ci può sostenere e aiutare in modo sostanziale.
Ho spesso parlato di come i meccanismi epigenetici abbiano la caratteristica della reversibilità.
Le pratiche di meditazione si pongono in questo contesto come perfetto contraltare allo stress andando ad attivare, per esempio, le telomerasi, che sono enzimi che preservando le estremità terminali dei cromosomi rallentano la senescenza della cellula.
Come evidenziato nell’articolo di Mendioroz (vedi fonti qui sotto) gli effetti diventano significativi con l’avanzare dell’età e una pratica costante di molti anni.
Chaix e i suoi collaboratori hanno cercato correlazioni tra la lunghezza dei telomeri e la metilazione del DNA, altro indicatore dell’età cellulare, senza trovarne.
L’ipotesi è che quindi i due meccanismi agiscano per vie distinte, fermo restando che la meditazione ha effetti significativi nel rallentamento di entrambi gli indicatori.
Un paio di anni dopo, nel 2020, sempre il gruppo di lavoro di Mendioroz ha indicato comunque la presenza tra i meditanti esperti di una metilazione del DNA nelle regioni subtelomeriche (cioè più vicine ai telomeri) dove sono collocati due geni, GPR31 e SERPINB9, correlati in qualche modo ancora da comprendere bene alla lunghezza dei telomeri.
Gli studi sono chiaramente preliminari, e c’è davvero tanto da capire ancora al riguardo.
Holmes nel 2019 aveva studiato l’effetto della preghiera e della rete di supporto familiare e sociale legata all’affiliazione ad una certa corrente religiosa, mostrando una progressiva diminuzione dei livelli di alcuni geni legati alla risposta dello stress e all’infiammazione, e un miglioramento della prognosi legata a questi due fattori in malattie croniche e tumori.
Qualcosa di analogo avviene a livello epigenetico anche negli esperti meditatori (Kaliman et al.) in cui gli effetti dell’infiammazione cronica di basso grado si riduce in modo significativo.
C’è ancora molto da raccontare al riguardo, ne parleremo nel prossimo articolo!
Fonti:
Transcriptomics of Long-Term Meditation Practice: Evidence for Prevention or Reversal of Stress Effects Harmful to Health Wenuganen et al., Medicina, 2021
Epigenetic clock analysis in long-term meditators Chaix et al., Psychoneuroendocrinology, 2017
Telomere length correlates with subtelomeric DnA methylation in long-term mindfulness practitioners Mendioroz et al., Nature Scientific Reports, 2020
Rapid changes in histone deacetylases and inflammatory gene expression in expert meditators
Kaliman et al., Psychoneuroendocrinology, 2014.
Implication of Spiritual Network Support System in Epigenomic Modulation and Health Trajectory, Holmes et al., International Journal of Environmental Research and Public Health 2019.